Depressione, attacchi di panico, ansia, nervoso, esaurimento nervoso, paure, paura, paura della morte
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giovedì 14 aprile 2011
ARTE E PSICANALISI
Dal disagio all'itinerario intellettuale , Dissidenza e Arte
La Psicanalisi
La scoperta della «rimozione»
• Sigmund Freud (1856-1939), dopo la laurea in medicina - conseguita a Vienna nel 1881 -, studia per un breve periodo anatomia cerebrale. Successivamente si dedica allo studio delle malattie nervose, prima con Charcor a Parigi e poi con Bernheim a Nancy. Tornato a Vienna, Freud nel 1895 pubblica insieme o Josef Breuer gli Studi sull'isterismo, dove si sostiene che il soggetto isterico, in stato ipnotico, riesce a tornare all'origine del trauma, illumina quei punti oscuri che durante la sua vita hanno generato la malattia e che sono nascosti nel profondo; è così che egli afferra la causa del male e che, in una sorta di catarsi, si libera del male. Esattamente da questi studi ha inizio la psicoanalisi.
• L'ipnotismo svela delle forze e fa intravedere un mondo nel quale Freud immette le sue sonde intellettuali. «quale poteva essere la ragione - si chiede Freud - per la quale i pazienti avevano dimenticato tanti 616j95g fatti della loro vita interiore ed esteriore e potevano invece ricordarli, quando si applicava loro la tecnica sopra descritta?» L'osservazione dei malati trattati dava una risposta a siffatto interrogativo: «Tutte le cose dimenticate avevano avuto, per un qualche motivo, un carattere penoso per il soggetto, in quanto erano state considerate temibili, dolorose, vergognose per le aspirazioni della sua personalità». E «per rendere di nuovo cosciente ciò che era stato dimenticato, era necessario vincere nel paziente una resistenza mediante una continua opera di esortazione e di incoraggiamento». Più tardi, Freud si accorgerà che tale resistenza dovrà essere vinta diversamente (attraverso la tecnica della «associazione libera»), ma intanto era sorta la teoria della rimozione. In ogni essere umano operano tendenze, forze o pulsioni che spesso entrano in conflitto.
• La nevrosi si ha quando l'Io cosciente blocca l'impulso e ad esso nega l'accesso «alla coscienza e alla scarica diretta»: una resistenza «rimuove» l'impulso nella parte «inconscia» della psiche.
L'inconscio
• Con la scoperta delle rimozioni patogene e di altri fenomeni di cui si parlerà fra poco, «la psicoanalisi (...) si vede costretta (...) a prendere sul serio il concetto dell'inconscio». È l'inconscio che parla e si manifesta nella nevrosi. Ma c'è di più, giacché, per Freud, l'inconscio è lo «psichico» stesso e la sua realtà essenziale. In questo modo Freud rovesciava l'ormai inveterata e venerabile concezione che identificava «cosciente» e «psichico». Ma sia la precedente pratica ipnotica, sia gli studi sull'isterismo, sia la successiva scoperta della rimozione, sia le indagini che Freud veniva compiendo sulla genesi dei disturbi psichici e delle altre manifestazioni «non ragionevoli» della vita delle persone lo convinsero sempre di più della realtà corposa e determinante dell'inconscio. È l'inconscio che sta dietro le nostre libere fantasie; è esso che genera le nostre dimenticanze, che cancella dalla nostra coscienza nomi, persone, eventi. Come mai volevamo dire una cosa e ce ne esce un'altra? Come mai intendevamo scrivere una parola e ne scriviamo un'altra ? Dove troviamo la causa di questi atti mancati, cioè dei nostri lapsus? Non sorgono forse essi «dalla contrapposizione di due diverse intenzioni», di cui una, quella inconscia appunto, è «più forte di noi»? È in Psicopatologia della vita quotidiana (1901) e successivamente con Il motto di spirito e i suoi rapporti con l'inconscio (1905) che Freud offre analisi brillanti (spesso, però, considerate dai critici molto discutibili) di un fascio di fenomeni (lapsus, sbadataggini, associazioni immediate di idee, errori di stampa, smarrimento o rottura di oggetti, motti di spirito, amnesie, ecc.) mai presi sul serio dalla «scienza esatta», e dietro ai quali Freud mostra l'azione indefessa di contenuti che la rimozione ha respinto dalla coscienza e occultato nell'inconscio senza però essere riuscita a renderli inattivi.
L'idea di «libido»
A questo punto una domanda diventa inevitabile: per quali ragioni certe pulsioni vengono respinte, come mai certi ricordi sono a disposizione della coscienza, mentre altri possono essere, almeno in apparenza, sottratti ad essa e rimossi nell'inconscio? La ragione di ciò - risponde Freud - è da trovare nel fatto che si tratta di pulsioni e di desideri in palese contrasto con i valori e le esigenze etiche proclamate e ritenute valide dall'individuo cosciente. Per cui, quando c'è incompatibilità tra l'io cosciente (i suoi valori, i suoi ideali, i suoi punti di riferimento, ecc.) e certe pulsioni e certi desideri, allora entra in azione una sorta di «repressione» che strappa queste cose «vergognose» e «indicibili» alla coscienza e le trascina nell'inconscio, da dove uno continua la censura cerca di non farli riaffiorare allo vita cosciente.
E rimozione e censura entrano in azione, per il fatto che «debbono» agire su desideri e ricordi di natura principalmente e ampiamente sessuale e quindi su cose vergognose, da non dire e cancellare. Freud riconduce la vita dell'uomo ad una originaria libido, cioè ad una energia connessa principalmente al desiderio sessuale: «analoga alla fame in generale, la libido designa la forza con la quale si manifesta l'istinto sessuale, come la fame designa la forza con la quale si manifesta l'istinto di assorbimento del nutrimento». Ma mentre desideri come la fame o la sete non sono «peccaminosi» e non vengono rimossi, le pulsioni sessuali vengono rimosse, per poi riapparire nei sogni e nelle nevrosi. «La prima scoperta alla quale ci conduce la psicoanalisi è che, regolarmente, i sintomi morbosi sono legati alla vita amorosa del malato; questa scoperta (...) ci obbliga a considerare i disturbi della vita sessuale come una delle cause più importante della malattia.» I malati non si accorgono di questo, ma ciò accade perché «essi portano un pesante mantello di menzogne per coprirsi, come se ci fosse cattivo tempo nel mondo della sessualità». Sessualità repressa che esplode in malattia o ritorna in parecchi sogni. È analizzando questi sogni che Freud scopre la sessualità infantile. Sono i sogni degli adulti che, infatti, rimandano di frequente a desideri inesauditi, desideri inappagati della vita sessuale infantile.
Psicanalisi e Arte
Arte e Psicanalisi, per parlare di una connessione fra arte e psicanalisi incomincerò a darvi un’idea più specifica dei termini stessi.
Arte, deriva dal latino are, che significa “ il giusto e ordinato fare ” .
Deduco quindi che l’idea originaria da cui è nativo tale termine dica di uno studio dell’ordine e della tecnica stessa.
Si conoscono oltre all’arte grafica anche altre tipologie di arte di tipo pratico, meccanico, commerciale, letterario, della conoscenza, dell’impresa (intesa come produzione pragmatica), e ancora della guerra (del combattimento e della strategia), dell’agire e del creare in genere.
Dopo avere trattato di tali forme, vorrei concentrare l’attenzione su come si possa collegare questo grande mondo a quello sconfinato della psiche e più specificatamente alla psicanalisi.
Vi accorgerete, durante l’itinerario una più chiara e netta unione tra queste due discipline.
Dunque l’arte grafica, pittorica, di stampa, di scultura, d’immagine (video e cinema), teatrale, hanno come comune mezzo di comunicazione ciò che ha a che fare con lo sguardo con l’ascolto.
L’osservatore grazie a forme, colori, movimenti, associazioni, dissociazioni, forti provocazioni si lascia coinvolgere visioni, emozioni e sentimenti dell’autore.
L’Arte così detta “ visiva “ racchiude in se un numero grandissimo di discipline a partire dall’artigianato inventivo fino al video digitale.
L’Arte è ciò che l’uomo usa come suo mezzo più fortemente rappresentativo sia delle cose più comuni, e dello specifico e del proprio intimo.
Incomincio osservando la figura dell’artista secondo il luogo comune, per il quale egli è rappresentato e rappresentato come un uomo ambiguo, che racchiude in se la novità, l’inaspettato, la follia, la frenesia, la velocità, il genio, la trasgressione.
È sotto questo sguardo mistico che l’artista stravagante viene visto come una sorta di mago, di sciamano . Come per i popoli più antichi egli era un uomo, un mistero, una risposta, una magia quasi divina .
Chi non ha mai provato una sensazione d’infinito di perfezione idealizzata, di genuinità quasi divina osservando un’opera d’arte, qualcosa che sconfina oltre la vista dell’orizzonte che ci fa trovare soli in un universo così grande d’emozioni ? Certo, l’arte è provocatoria e porta con se l’uomo che l’ha creata e tutta la sua specificità . Per questo è unica e inimitabile .
Ma da dove deriva questa grande magia dell’arte ? sarà forse un vero mago l’artista? O un bravo illusionista ciarlatano ?
Nessuno dei due .
L’arte come rappresentazione può indurre nello specifico dell’osservatore una provocazione.
Quello che voglio dire è che un’opera può ispirare più emozioni di un’altra .
Quindi per un attimo dell’esplorazione vorrei soffermarmi nello specifico, lo specifico appunto come grande interesse della nuova scienza contro la mania generalizzante del luogo comune.
È appunto grazie alla ricerca interiore che si possono capire le situazioni esterne che ci colpiscono di più .
Ma come mai questo accade ? perché non si è tutti uguali davanti ad un’opera d’arte ?
L’inconscio, diceva Sigmund Freud un secolo fa, così sconosciuto porta l’uomo davanti a tante porte .
Molte volte questioni emergenti dell’artista, racchiuse nel suo inconscio, esposte in un quadro colpiscono appunto l’osservatore che per un dispositivo, non sempre consapevole, condivide o reagisce davanti a tali provocazioni .
Idee, fantasie, fantasmi, paure, alienazioni, terrore, amore, convinzione, idealizzazione, sono parole, solo parole, di cui molte opere raccontano l’esistenza.
Perché pensa che questa forte rappresentazione riguardi solo l’arte ? Perché ?
Perché proprio nell’arte e non anche nell’economia avara di Wall Street ?
Penso che comunque l’arte nell’uomo nasca da un bisogno quasi istintivo, che va a ricoprire quasi tutte le azioni di una vita, a partire dalle più piccole, dalle più scontate.
Come ogni uomo è specifico e diverso dall’altro così ogni sua azione sarà originale, in relazione a se stesso e i vari momenti del suo itinerario, della sua ricerca, ogni suo momento è unico e irripetibile.
Quindi l’arte come tale non sarà mai occasione di “noia” non ci sarà mai ripetizione, ma continua invenzione.
L’arte, secondo me, ha così condotto l’uomo fino ad oggi. Le grandi scoperte dell’uomo, partite dalle grotte primordiali e passate per le mani con pennino di Galileo, di Leonardo e Michelangelo e arrivate fino ad oggi con i nostri più moderni luminari che si esprimono a suon di “click” di mouse.
L’arte e la vita, è la grande ricerca intellettuale e culturale. L’arte è appunto tecnica, ordine, precisione e soprattutto invenzione, ricerca innovazione brillantezza e novità.
L’arte introduce l’equivoco inaspettato, l’apertura per nuove esplorazioni ed elaborazioni.
Vedo appunto tale spinta anche nel lavoro intellettuale promosso dalla Psicanalisi e dalla Cifrematica in tutta Europa che sgorga nel bel mezzo dei nostri tempi, il Secondo Rinascimento appunto.
L’Arte
L’arte , l’arte è nata nelle grotte ancora tra i cavernicoli.
L’arte come espressione , come denuncia , come sentimento.
Ancora oggi l’arte è identificata come pura dissidenza intellettuale.
L’artista molte volte scambiato per stravagante porta l’arte con se con il suo modo di fare con i suoi costumi particolari e la sua vita.
L’artista, come creatore , come ideatore , come genio portato “dall’ ispirazione” pulsionale.
Sembra quasi che l’artista moderno (dal 1900 in poi) porti con se la trasgressione in tutto ciò che fa.
Ma l’artista per essere tale deve per forza trasgredire la morale ?
Per molti si! Dove l’artista senza droga o trasgressione delle regole non è tale.
Ma qui c’è una confusione! L’artista non è trasgressione perché diverso o cosa.
L’artista è colui che porta attraverso l’arte i suoi più segreti sentimenti .
Come anche la tecnica, la tecnica non è altro che esperienza artigianale, quando mai un’artista viene accusato di non saper disegnare?
Difatti l’artista non ha bisogno di tecnica (a meno che non serva strettamente alla riuscita dell’opera) , perché l’arte non è tecnica è pensiero libero tra il colore e l’espressione!
L’arte come evoluzione , dove attraverso l’arte un popolo porta avanti la sua società dimostrando con le sue più grandi opere (non solo architettoniche) la sua più grande forza intellettuale .
L’intellettuale e la cultura non sono separate dall’arte ma ne fanno parte.
Per cui chi produce ciò che è invenzione , ciò che è denuncia , in modo interessante (ovviamente attraverso un percorso intellettuale) è appunto il nostro artista , che non per forza deve avere il pennello e la tavolozza in mano.
Ma anche una semplice penna!
L’arte, secondo me, è accrescimento , è studio , è ricerca , è novità!
L’arte non può morire ; l’arte è facente parte dell’uomo in continua evoluzione , dell’uomo alla ricerca ,
dell’intellettuale.
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