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domenica 26 settembre 2010

Esaurimento Nervoso e Depressione

L'espressione "Esaurimento nervoso" (nevrastenia) è usata nel linguaggio comune per indicare stanchezza e debolezza fisica e mentale. Da qualche anno Esaurimento Nervoso è stato sostituito, sempre nel linguaggio comune, con il termine “depressione”. Il cosiddetto Esaurimento nervoso ha infatti molti dei sintomi dei disturbi d'ansia e depressione. L’apatia, la svogliatezza, la mancanza d'energia, la debolezza muscolare, la mancanza della gioia di vivere, la tristezza e la malinconia, sono dei disturbi della depressione. Capita che chi soffre di depressione abbia anche attacchi di panico, un disturbo d'ansia, o viceversa. Probabilmente in questi casi, è la stessa disposizione rispetto alla propria vita che genera l'una e l'altra condizione.
Per la persona depressa, quando cioè la depressione è uno stato costante, l'attacco di panico può presentarsi, paradossalmente, come l'unica vera forma d'emotività intensa in una vita caratterizzata dall'ipercontrollo sulle proprie emozioni.
In senso generale, la dizione "esaurimento nervoso" è frequentemente riferibile all'esistenza di una condizione clinica di depressione o di disturbo d'ansia mentre il termine nevrastenia (o neuroastenia) che venne introdotto nel XIX° secolo dal neuropsichiatra americano George Miller Beard per indicare una condizione caratterizzata da fatica cronica e disabilità pur non venendo usato molto spesso appare nella letteratura psichiatrica ed è un'entità diagnostica inclusa nella decima revisione ICD-10.


I sintomi della depressione sono definiti da una lista; cinque (o più) di questi sintomi devono essere stati contemporaneamente presenti durante un periodo di 2 settimane e rappresentare un cambiamento rispetto a come stava la persona in precedenza e almeno uno dei sintomi deve essere costituito da
Umore depresso
Perdita di interesse o piacere.
Non vanno inclusi sintomi chiaramente dovuti ad una condizione medica generale

Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno, come riportato dalla persona (per es., si sente triste o vuoto) o come osservato dagli altri (per es., appare lamentoso). Nota Nei bambini e negli adolescenti l'umore può essere irritabile
Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno (come riportato dalla persona o come osservato dagli altri)
Significativa perdita di peso, senza essere a dieta, o aumento di peso (per es., un cambiamento superiore al 5% del peso corporeo in un mese), oppure diminuzione o aumento dell'appetito quasi ogni giorno. Nota Nei bambini, considerare l'incapacità di raggiungere i normali livelli ponderali
Insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno
Agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno (osservabile dagli altri, non semplicemente sentimenti soggettivi di essere irrequieto o rallentato)
Faticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno
Sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati (che possono essere deliranti), quasi ogni giorno (non semplicemente autoaccusa o sentimenti di colpa per essere ammalato)
Ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, o indecisione, quasi ogni giorno (come impressione soggettiva o osservata dagli altri)
Pensieri ricorrenti di morte (non solo paura di morire), ricorrente ideazione suicidaria senza un piano specifico, o un tentativo di suicidio, o l'ideazione di un piano specifico per commettere suicidio.
Un sintomo, per condurre ad una diagnosi di Depressione, deve essere di nuova comparsa o nettamente peggiorato rispetto allo stato precedente della persona. I sintomi devono persistere per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno, per almeno 2 settimane consecutive. L'episodio deve essere accompagnato da disagio o menomazione sociale, lavorativa, o di altre aree importanti del funzionamento, clinicamente significativi. Per alcuni individui, con sintomi più lievi, il funzionamento può apparire normale, ma richiede uno sforzo marcatamente superiore. Il sintomo essenziale di una Depressione è un periodo di almeno 2 settimane durante il quale è presente depressione dell'umore o perdita di interesse o di piacere per quasi tutte le attività. Nei bambini e negli adolescenti l'umore può essere irritabile o triste. La nevrastenia è caratterizzata da un'ampia varietà di segni e sintomi. I reperti più comuni sono debolezza e fatica cronica, dolori e dolenzie e ansia generale o "nervosismo". La nevrastenia deve essere differenziata dai disturbi d'ansia, dal disturbo depressivo e dai disturbi somatoformi, che comprendono il disturbo di somatizzazione, il disturbo di conversione, l'ipocondria, il disturbo di dismorfismo corporeo e il disturbo algico. Poiché moltissimi segni e sintomi della nevrastenia si sovrappongono a quelli di tali disturbi, la diagnosi differenziale può essere estremamente difficile. Ad esempio, i pazienti con disturbo d'ansia non raramente hanno una sintomatologia depressiva; i pazienti con ipocondria spesso lamentano ansia; i pazienti con disturbo di dismorfismo corporeo possono avere lamentele somatiche.
I segni fondamentali della nevrastenia sono un'enfasi del paziente sulla faticabilità e la debolezza e la preoccupazione per la riduzione dell'efficienza mentale e fisica (a differenza dei disturbi somatoformi, in cui le lamentele corporee e la preoccupazione per la malattia fisica predominano il quadro clinico).
TRATTO DA http://www.ansia-panico.net

Sintomi, psicologia, terapia e rimedi efficaci per stress e disturbi d'ansia

L'ansia è simile alla paura, la risposta emotiva alla minaccia o al pericolo, ma si manifesta quando in assenza di un pericolo reale questo viene percepito come incombente.
L'ansia normale è quel leggero stato di agitazione che prende nel risolvere un conflitto o nel portare avanti scelte difficili; una risposta naturale a situazioni di stress. L'ansia mette in crisi quando, troppo intensa e fastidiosa, diventa eccessiva preoccupazione per il futuro, timore di non risolvere i problemi del momento, senso di paura e tendenza a ossessionarsi con i propri pensieri. L'ansia da stimolo diventa un disturbo e si parla di ansia patologica.
Ansia generalizzata, ansia sociale, ansia anticipatoria, attacchi di panico e fobie sono alcuni dei più diffusi disturbi d'ansia che si rivelano attraverso sintomi quali una sensazione di tremore e di debolezza alle gambe, un'abbondante sudorazione, difficoltà a respirare, palpitazioni al cuore, dolori al torace e allo stomaco, insonnia, agitazione, nausea, vertigini, senso d'angoscia, paura di morire, impazzire o perdere il controllo.
Combattere ansia e attacchi di panico e gli effetti dello stress può portare demoralizzazione e presupposti della depressione; quando serve è importante trovare aiuto.Vincere l'ansia, sintomi e disturbi e guarire ansia depressione e attacchi di panico è possibile.

L'Ansia e la Depressione sono sintomi del disagio nel vivere una situazione. L'ansia segnala la presenza di un conflitto che deve essere risolto mentre alla base della depressione si ritrova una carenza di autostima.
Arieti, uno dei più grandi esperti della patologia depressiva, sostiene che l'autostima della persona che soffre di depressione dipende da fonti esterne. Questo significa che il depresso sente di valere qualcosa solo se ottiene amore e approvazione da parte in un'altra persona significativa (coniuge, figlio, genitore) oppure se raggiunge dei risultati straordinari nella vita. Depressione e ansia vengono spesso accostate quasi fossero la stessa cosa ma benché un'ansia cronica determini variazioni chimiche nel cervello simili a quelle della depressione, ansia e depressione sono disturbi molto diversi.
L'Ansia fisiologica, o "ansia normale", è una reazione d'aiuto nell'affrontare lo stress in situazioni pericolose ma quando da ansia fisiologica diviene uno stato d'ansia ossia ansia patologica vissuta come paura costante e immotivata nelle situazioni quotidiane l'ansia si trasforma in un limite accompagnato da sintomi fisici come tremore, sudorazione, palpitazioni, dolori al petto, respiro corto, nausea e spesso da depressione e attacchi di panico.


Disturbi d'ansia
Disturbo d'ansia generalizzata
Disturbo Ossessivo compulsivo (DOC)
Disturbo d'attacchi di panico
Disturbo post traumatico da stress (DPTS)
Fobia sociale (o disturbo d'ansia sociale)
Anche se ogni disturbo d'ansia ha sintomi differenti tutti i sintomi si riassumono in timore e terrore eccessivi e irrazionali.

In alcuni periodi della vita e situazioni specifiche può capitare di sentire un “qualcosa nella pancia” che ci blocca ma al tempo stesso ci mette in movimento frenetico ed inarrestabile: l'ansia. Nelle sue varie espressioni, dalla leggera tachicardia all'angoscia profonda all'attacco di panico, l'ansia non è altro che un segnale una spia che segnala che qualcosa non va. In altre parole l'ansia ci avverte che qualcosa dentro di noi ha bisogno di essere ascoltato e di venire espresso.
L'ansia si attiva nelle situazioni, spesso sociali, in cui questo conflitto viene sollecitato. Di questo disagio interiore, però, spesso non percepiamo l’esistenza e l’unica cosa che proviamo è un'ansia forte ed apparentemente immotivata. In questi momenti si cerca di trovare una risposta negli ansiolitici, in comportamenti frenetici o in un “ritiro” protettivo dal mondo. Sebbene tali risposte possano in qualche modo alleviare l'ansia esse tuttavia falliscono nel rimuoverne la causa con il risultato che torneremo ad avere a che fare con essa spesso, purtroppo. Occorre quindi andare a cercare il motivo da cui essa origina, per capire quali sono i bisogni inespressi e quali sono le parti di noi non ascoltate che premono per essere espresse e capite e che danno origine all'ansia.
Capire le cause e conoscere alcune parti di noi di cui non siamo ancora consapevoli, non solo ci permette di alleviare la paura associata all'ansia o al panico, visti come una “sensazione sgradevole senza motivo che ci fa stare male e che ci coglie all'improvviso”, ma è anche l'obiettivo del lavoro che l'ansia stessa ci sta suggerendo di fare. L'ansia paradossalmente non è un nemico da combattere ma un segnale da ascoltare.
Come detto alla base della depressione si ritrova invece una carenza di autostima di conseguenza , i depressi per stare bene con se stessi hanno costantemente bisogno di amore e di approvazione da parte delle persone significative : quando questo riconoscimento da parte degli altri non giunge, allora subentra la depressione.
Secondo gli psicologi, questo succede perché il depresso ha sacrificato per anni i propri sogni e le proprie esigenze per piacere agli altri e per adeguarsi ad un modello di comportamento in grado di procurargli l'ammirazione altrui.
La sensazione di vuoto che molti depressi lamentano è dovuta, secondo gli psicologi, al progressivo allontanarsi dalle proprie esigenze e aspirazioni.
Il depresso fa spesso nella vita delle scelte che non gli corrispondono , in quanto , per ottenere l'amore ha imparato a conformarsi alle esigenze altrui, negando le proprie.
La terapia

Terapie efficaci per disturbi d'ansia e depressione sono disponibili e la ricerca sta scoprendo nuove cure che possono aiutare la maggior parte delle persone con disturbi di ansia a condurre vite produttive e gratificanti. Se pensate d'avere un disturbo d'ansia consultate l'elenco psicologi per trovare un professionista della vostra zona per definire una terapia adatta.

TRATTO DA http://www.ansia-panico.net

Gli attacchi di panico: il disturbo della nostra epoca

Gli attacchi di panico possono costituire un vero e proprio disturbo, un disturbo d'ansia, definito per la precisione come Disturbo di Panico (DP) o in inglese PD (da Panic Disorder). Fino a poco tempo fa si parlava di Disturbo da Attacchi di panico (DAP), in quanto questo era la definizione nella versione precedente del DSM. Gli attacchi di panico vengono definiti anche ansia parossistica episodica. Questo spiega che si tratta di un disturbo d'ansia, come la fobia, l'ossessione e la compulsione, con i quali condivide molti degli elementi che costituiscono il disturbo e spesso le cause, oltre ad una certa predisposizione comportamentale che può essere definita personalità fobica. Parossistica, invece, vuol dire che dura per un periodo di tempo limitato e finisce spontaneamente. Episodica infine, vuol dire che capita una volta ogni tanto, e la frequenza può essere anche molto variabile a seconda del caso.
Si possono avere un solo attacco di panico o pochi attacchi di panico in tutta la vita, senza per questo sviluppare il cosiddetto disturbo di panico. Oppure, a seconda degli eventi circostanziali e del modo che ha l'individuo di affrontare la malattia e le difficoltà in genere, dopo un singolo episodio di attacco di panico l'individuo può essere così in pensiero che presta talmente tanta attenzione ai minimi cambiamenti del proprio corpo da farsi praticamente venire il primo di una serie di attacchi di panico, proprio per il fatto di esserne così preoccupato.
Di attacchi di panico ne soffrono, secondo il DSM IV, fino a una persona su 25 a seconda del sesso di appartenenza (un uomo ogni due donne), della fascia d'età (più del 35% nell'età compresa tra i 25 e i 35 anni) e altri fattori come le dimensioni della città e il paese in cui si vive. Per esempio da una recente ricerca è emerso che in città come Roma è più facile avere un attacco di panico rispetto ad altre città italiane più piccole e tranquille.
Gli attacchi di panico appaiono soprattutto durante l'adolescenza o la prima età adulta e, anche se le cause precise non sono chiare, sembra esserci un nesso con le più importanti fasi di transizione della vita che portano inevitabilmente una certa quantità di stress e ansia: gli esami scolastici e universitari, il matrimonio, il primo figlio, cambiare lavoro o posizione lavorativa, e così via, per cui non sono rare situazioni in cui l'esordio appare per esempio intorno ai 30 anni, intorno ai 40 eccetera.
Solitamente al pronto soccorso gli attacchi di panico vengono correttamente identificati, ma molto spesso le persone vengono trattate con sufficienza, come se, non avendo un'origine medica, il disturbo non fosse una sofferenza reale. In uno studio recente, si è scoperto che negli Stati Uniti in alcuni casi le persone hanno visto dieci o più medici prima che il disturbo fosse loro correttamente diagnosticato, e che solo una persona su quattro che ha il disturbo riceve la cura di cui necessita.
Senza che venga curato, il disturbo di panico può portare a conseguenze molto serie. Le persone che hanno attacchi di panico ripetuti con una frequenza di più di quattro volte l'anno, di solito sono anche continuamente preoccupate della prossima volta in cui capiterà uno dei temuti attacchi. Queste persone soffrono di disturbo di panico. Se non intraprendono una terapia adeguata, spesso soffrono anche di depressione, non riescono a sentirsi soddisfatti di niente e hanno paura di uscire di casa (vedi Attacchi di panico).

Questo è il motivo per cui è molto importante sapere quali sono i sintomi degli attacchi di panico ed essere sicuri di ricevere l'aiuto giusto.

Attacchi di panico? Curare gli attacchi di panico è possibile!
L'attacco di panico, essando una manifestazione d'ansia, ha lo stesso tipo di beneficio dal rilassamento che hanno tutti i disturbi d'ansia. Anche l'agorafobia può essere risolta completamente, anche se appare più resistente rispetto alle fobie specifiche. Per risolvere i problemi connessi a questo disturbo è importante sapere che curare gli attacchi di panico si può, si deve.

TRATTO DA http://www.attacchi-di-panico.com

ATTACCHI DI PANICO

Gli attacchi di panico sono episodi di improvvisa ed intensa paura o di una rapida escalation dell’ansia normalmente presente. Sono accompagnati da sintomi somatici e cognitivi, quali palpitazioni, sudorazione improvvisa, tremore, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea, paura di morire o di impazzire, brividi o vampate di calore.
Chi ha provato gli attacchi di panico li descrive come un’esperienza terribile, spesso improvvisa ed inaspettata, almeno la prima volta. E’ ovvio che la paura di un nuovo attacco diventa immediatamente forte e dominante.
Il singolo episodio, quindi, sfocia facilmente in un vero e proprio disturbo di panico, più per "paura della paura" che altro. La persona si trova rapidamente invischiata in un tremendo circolo vizioso che spesso si porta dietro la cosiddetta "agorafobia", ovvero l’ansia relativa all’essere in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile un aiuto, nel caso di un attacco di panico inaspettato.
Diventa così pressoché impossibile uscire di casa da soli, viaggiare in treno, autobus o guidare l’auto, stare in mezzo alla folla o in coda, e cosi via.
L’evitamento di tutte le situazioni potenzialmente ansiogene diviene la modalità prevalente ed il paziente diviene schiavo del suo disturbo, costringendo spesso tutti i familiari ad adattarsi di conseguenza, a non lasciarlo mai solo e ad accompagnarlo ovunque, con l’inevitabile senso di frustrazione che deriva dal fatto di essere "grande e grosso" ma dipendente dagli altri, che può condurre ad una depressione secondaria.
La caratteristica essenziale del Disturbo di Panico è la presenza di attacchi di panico ricorrenti, inaspettati, seguiti da almeno 1 mese di preoccupazione persistente di avere un altro attacco di panico.
La persona si preoccupa delle possibili implicazioni o conseguenze degli attacchi di panico e cambia il proprio comportamento in conseguenza degli attacchi, principalmente evitando le situazioni in cui teme che essi possano verificarsi.
Il primo attacco di panico è generalmente inaspettato, cioè si manifesta "a ciel sereno", per cui il soggetto si spaventa enormemente e, spesso, ricorre al pronto soccorso; poi pssono diventare più prevedibili.
Per la diagnosi sono richiesti almeno due attacchi di panico inaspettati, ma la maggior parte degli individui ne hanno molti di più.
Gli individui con Disturbo di Panico mostrano caratteristiche preoccupazioni o interpretazioni sulle implicazioni o le conseguenze degli attacchi di panico. La preoccupazione per il prossimo attacco o per le sue implicazioni sono spesso associate con lo sviluppo di condotte di evitamento che possono determinare una vera e propria Agorafobia, nel qual caso viene diagnosticato il Disturbo di Panico con Agorafobia.
Di solito gli attacchi di panico sono più frequenti in periodi stressanti. Alcuni eventi di vita possono infatti fungere da fattori precipitanti, anche se non indicono necessariamente un attacco di panico. Tra gli eventi di vita precipitanti riferiti più comunemente troviamo la separazione, la perdita o la malattia di una persona significativa, l’essere vittima di una qualche forma di violenza, problemi finanziari e lavorativi.
I primi attacchi si verificano di solito in situazioni agorafobiche (come guidare da soli o viaggiare su un autobus in città) e comunque spesso in qualche contesto stressante.
Gli eventi stressanti, le situazioni agorafobiche, il caldo e le condizioni climatiche umide, le droghe psicoattive possono infatti far insorgere sensazioni corporee che possono essere interpretate in maniera catastrofica, aumentando il rischio di sviluppare attacchi di panico e disturbi di panico.

TRATTO DA http://www.ipsico.org/attacchi_di_panico.htm

ATTACCHI DI PANICO di Dott. D’Alessandro

Il Disturbo di Panico, cioè DP (una volta conosciuto come DAP, ovvero disturbo da attacchi di panico), è un serio problema di ansia che colpisce una persona su 75 circa. Di solito appare durante l'adolescenza o la prima età adulta e sembra esserci un nesso con le più importanti fasi di transizione della vita che portano inevitabilmente una certa quantità di stress e ansia: gli esami scolastici e universitari, il matrimonio, il primo figlio, cambiare lavoro o posizione lavorativa, e così via. Se un familiare ha sofferto di attacchi di panico, si ha una maggiore probabilità di soffrire dello stesso disturbo. Le vere cause, tuttavia, sono altre.

In uno studio recente si è scoperto che negli Stati Uniti in alcuni casi le persone hanno visto dieci o più medici prima che il disturbo fosse loro correttamente diagnosticato, e che solo una persona su quattro che ha il disturbo riceve il trattamento di cui necessita. Ecco perché è molto importante sapere quali sono i sintomi ed essere sicuri di ricevere l'aiuto giusto.

Molte persone (circa una su tre) sperimentano attacchi di panico occasionali e se se ne sono avuti uno o due, probabilmente non vi è alcun bisogno di preoccuparsene. La caratteristica chiave del disturbo, infatti, è la paura persistente di avere altri attacchi nel futuro. Se si soffre di attacchi ripetuti o, soprattutto, se se ne è avuto uno e si vive nella paura continua di averne un altro, questo è il segnale che si dovrebbe considerare l'aiuto di uno psicoterapeuta che sappia trattare i disturbi di ansia.

Molto spesso, infatti, il disturbo di attacchi di panico, primo fra tutti i disturbi psicologici, è solo la punta dell’iceberg di tutto quello che succede all'interno della mente di un individuo. Spesso ci si trova davanti a una serie di esperienze personali come genitori divorziati, lutti in famiglia, madri troppo ansiose o padri troppo autoritari. Oppure hanno subito un incidente, hanno passato periodi difficili in qualche momento della loro vita, e così via. In tutti questi casi in cui l'individuo è sofferente, la consapevolezza di avere un problema psicologico è in genere sufficiente a spingere l’individuo a cercare aiuto.

Senza che venga curato, il disturbo da attacchi di panico può portare a conseguenze di varia natura, come verrà descritto più avanti. Ci sono diverse cose che è utile sapere per chi soffre di questo disturbo o per chi si trova vicino a chi ne soffre. Prima di tutto, che ci sono psicoterapeuti che si occupano principalmente di attacchi di panico. Secondo: la psicoterapia è di fondamentale importanza. Trattare questo disturbo soltanto con i farmaci significa, nel migliore dei casi, metterlo da parte solo momentaneamente, mentre grazie alla psicoterapia, non solo i sintomi (gli attacchi di panico) scompaiono, ma le persone cambiano, risolvendo e rielaborando tutta una serie di comportamenti non voluti a cui non pensavano di potersi opporre. Con la psicoterapia, infatti, le persone lungo il percorso si trovano via via sempre più cambiate, dal di dentro, per così dire.
continua
http://www.disturbodipanico.com/attacchi-di-panico/

mercoledì 22 settembre 2010

LA DEPRESSIONE MAGGIORE



Che cos’è la Depressione Maggiore?

La Depressione Maggiore è un grave disturbo che colpisce ogni anno circa il 5 % della popolazione adulta.
Diversamente da un normale sensazione di tristezza, di perdita o di un transitorio stato di cattivo umore, la Depressione Maggiore presenta caratteristiche di persistenza e può interferire pesantemente sul modo di pensare di un individuo, sul comportamento, l’umore, l’attività ed il suo benessere fisico. Fra tutte le patologie la depressione maggiore è la più frequente causa di invalidità in molti Paesi sviluppati. Le donne sono colpite da Depressione Maggiore in numero doppio rispetto agli uomini. La depressione maggiore può colpire ad ogni età anche nella fanciullezza, nella gioventù e nell’età adulta. Tutti i gruppi etnici, razziali o sociali possono essere affetti dalla depressione. Almeno tre quarti di coloro che sono stati colpiti da un primo episodio di depressione ne saranno colpiti da un altro durante il resto della vita. Alcune persone sono colpite da più episodi durante l’anno. Se non debitamente curati gli episodi di depressione possono durare dai sei mesi a un anno. Se non curata la depressione può portare al suicidio.
La Depressione Maggiore, nota anche come depressione clinica o depressione unipolare, è solo una delle varie forme di disturbo depressivo. Altre forme di depressione sono la distimia (depressione cronica con sintomi meno intensi), e la depressione bipolare (la fase depressiva del disturbo bipolare). Le persone che soffrono di disturbo bipolare provano sia la depressione che disturbi maniacali. I disturbi maniacali comprendono stati anormali di sovreccitazione o di irritabilità, eccessiva stima di sé, eccessiva attività, pensiero e loquacità.

Quali sono i sintomi della depressione maggiore?
L’inizio del primo episodio di depressione maggiore può non essere evidente se è graduale e leggero. I sintomi
della depressione maggiore sono caratterizzati da importanti cambiamenti nelle abitudini della persona:
• Un persistente umore triste o irritabile
• Importanti variazioni nelle abitudini del dormire, appetito e del movimento
• Difficoltà nel pensare, della concentrazione, e della memoria
• Lentezza dei movimenti o agitazione
• Mancanza di interesse o piacere nelle attività che invece prima interessavano
• Sensazione di colpevolezza, di inutilità, mancanza di speranze e senso di vuoto
• Pensieri ricorrenti di morte o di suicidio
• Sintomi fisici persistenti che non rispondono alle cure come mal di testa, problemi di digestione, dolori persistenti
Quando si manifestano contemporaneamente più di uno di questi sintomi, durano più di due settimane e interferiscono con la normale attività si dovrà ricorrere alle cure del medico specialista.
Quali sono le cause della depressione maggiore?
La Depressione Maggiore non può essere ricondotta ad una sola causa. Fattori psicologici, ambientali, biologici, possono tutti contribuire al suo sviluppo. Qualunque sia la causa specifica della depressione, ricerche scientifiche hanno appurato che la depressione maggiore è un disturbo biologico del cervello.
Noradrenalina, serotonina e dopamina sono tre neurotrasmettitori (connettori chimici che trasmettono segnali tra le cellule cerebrali) che si ritiene siano coinvolti nella depressione maggiore. Gli scienziati ritengono che qualora si manifesti uno squilibrio chimico in questi neurotrasmettitori ne risulterebbe uno stato di depressione.
I farmaci antidepressivi agiscono incrementando la disponibilità di neurotrasmettitori o variando la sensibilità dei recettori di questi connettori chimici.
I ricercatori hanno anche appurato una predisposizione genetica alla Depressione Maggiore. Vi è una maggior possibilità di essere colpiti dalla depressione quando si sono verificati dei casi nella famiglia. Non tutti coloro che presentano una predisposizione genetica alla depressione ne sono affetti, ma alcune persone hanno un configurazione biologica che li rende particolarmente vulnerabili. Fatti di vita, come la morte della persona
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amata, una perdita o un cambiamento di particolare importanza, lo stress cronico, abuso di alcol e di droghe, possono innescare episodi di depressione. Anche alcune malattie come le patologie cardiache e il cancro e alcuni medicamenti possono innescare la depressione. E’ importante sottolineare che molti episodi depressivi si manifestano in modo autonomo senza essere innescati da crisi, malattie o altri fattori di rischio.
Come viene curata la Depressione Maggiore?
Anche se la Depressione Maggiore può essere una malattia molto grave può essere molto ben curata. Tra l’80 e il 90 % di coloro che ne soffrono possono essere curati efficacemente e tornare alle loro normali attività e ritmo di vita. Sono disponibili differenti tipi di cure, la cui scelta dipende dall’individuo affetto, dalla gravità e dalle caratteristiche del disturbo.
Tre sono i tipi fondamentali di cure: farmaci, psicoterapia, terapia elettroconvulsivante (ECT).
Possono essere utilizzate singolarmente o contemporaneamente.
• Farmaci: i primi farmaci antidepressivi sono stati introdotti negli anni ’50.
o Gli antidepressivi triciclici (TCA) – ancora molto usati per le depressioni gravi. I TCA risollevano l’umore negli individui depressi, ristabiliscono un ritmo normale del sonno, dell’appetito e del livello di energia; ma richiedono tre o quattro settimane perché la persona abbia risposta positiva al trattamento. Questi farmaci comprendono: amitriptilina (Laroxil, Adepril,Triptizol), desimipramina (Nortimil), dotiepina (Protiaden), imipramina (Tofranil), nortriptilina (Noritren).
o Inibitori delle monoamineossidasi (IMAO) – sono spesso efficaci nelle persone che non
rispondono ad altri farmaci, o che soffrono di depressioni “atipiche” con forte ansia, sonno eccessivo, irritabilità, ipocondria, o caratteristiche fobiche. In Italia è in commercio solo Aurorix (moclobemide), un IMAO di seconda generazione, con meno effetti collaterali.
􀂃 Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) – hanno un’azione specifica sul neurotrasmettitore serotonina. Generalmente gli SSRI causano meno effetti collaterali indesiderati dei TCA e degli IMAO. Questi farmaci comprendono: fluoxetina (Prozac, Fluoxeren, Formulazione generica), sertralina (Zoloft, Tatig), paroxetina (Seroxat, Eutimil, Sereupin, Formulazione generica), citalopram (Seropram, Elopram), escitalopram (Cipralex, Entact) e fluvoxamina (Maveral, Fevarin, Dumirox). o Inibitori selettivi della ricaptazione della noradrenalina (SNRI) – In generale gli SNRI danno meno effetti collaterali indesiderati dei TCA e degli IMAO. Questi farmaci hanno un’azione specifica sul neurotrasmettitore noradrenalina e comprendono la venlafaxina (Efexor).
o Farmaci bloccanti la ricaptazione della dopamina: si tratta di una nuova classe di antidepressivi. Il bupropione (Ziban) agisce sui neurotrasmettitori dopamina e norepinefrina. In generale il bupropione causa meno effetti collaterali dei TCA e degli IMAO.
Chi fa uso di farmaci antidepressivi ed i loro famigliari devono prestare attenzione particolare durante le prime fasi di assunzione perché le normali capacità di reagire e prendere decisioni possono ritornare prima del miglioramento dell’umore.
In questa fase, quando è più facile mettere in atto decisioni ma la depressione è ancora grave, il pericolo di suicidio può aumentare.

• Psicoterapia: vi sono differenti tipi di psicoterapia che hanno dimostrato di essere efficaci per
combattere la depressione compresa la terapia cognitivo-comportamentale e la psicoterapia di gruppo.
Ricerche hanno dimostrato che depressioni lievi possono spesso essere curate utilizzando una di queste due terapie. Tuttavia, la depressione grave sembra essere meglio curabile utilizzando in combinazione la psicoterapia e i farmaci.
La terapia cognitivo-comportamentale aiuta ad allontanare i pensieri negativi e i comportamenti non soddisfacenti associati alla depressione, insegnando nel contempo come sbarazzarsi dei comportamenti che contribuiscono al disturbo.
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La Psicoterapia di gruppo è volta in particolare a migliorare i rapporti interpersonali e a trovare un adattamento dei nuovi ruoli che possono essere stati associati allo stato di depressione di una persona.
• Terapia elettroconvulsivante (ECT) è un trattamento di grande efficacia per combattere gravi episodi
di depressione. In circostanze nelle quali farmaci e psicoterapia o una combinazione dei due metodi si rivelassero inefficaci o di efficacia troppo lenta per rimuovere sintomi psicotici e pensieri suicidi, l’ECT può essere presa in considerazione. L’ECT può inoltre essere utilizzata per coloro che per qualche ragione non tollerano la terapia farmacologia.

Quali sono gli effetti collaterali dei farmaci antidepressivi?
Tutti i farmaci provocano degli effetti collaterali che variano a seconda del farmaco e della sensibilità delle singole persone. Circa il 50 per cento delle persone che assumono antidepressivi provano effetti collaterali durante le prime settimane di assunzione, tuttavia questi effetti sono generalmente temporanei e non gravi.
Alcuni effetti che possono rivelarsi particolarmente fastidiosi possono spesso essere eliminati variando la dose del farmaco, cambiando farmaco o curando gli effetti collaterali con un farmaco specifico.
• Effetti collaterali comuni degli antidepressivi triciclici ( TCA) comprendono: bocca secca, stitichezza,
problemi sessuali, problemi pressori, sudorazione, vertigini, irritazione della pelle, appannamento
della vista, aumento o perdita di peso.
• Le persone che assumono farmaci IMAO dovrebbero stare attenti ai cibi affumicati, fermentati o piccanti e ad alcune bevande o ad altri farmaci perché possono causare un grave e pericoloso aumento di pressione in combinazione con questa cura. Effetti meno gravi possono essere mal di testa, aumento di peso, bocca secca, insonnia.
• I nuovi antidepressivi SSRI tendono ad avere minori e meno importanti effetti collaterali come ad esempio nausea, nervosismo, insonnia, diarrea, eritemi della pelle, effetti riguardanti la sfera sessuale (problemi riguardo all’eccitamento e all’orgasmo), perdita o aumento di peso.
• Il Bupropione generalmente causa meno effetti collaterali dei TCA e degli IMAO. I suoi effetti
collaterali comprendono: irrequietezza, insonnia, mal di testa o peggioramento di una precedente
emicrania, tremore, bocca secca, agitazione, confusione, accelerazione del battito cardiaco,
sudorazione, nausea, costipazione, dolori mestruali e eritemi della pelle. Il Bupropione è stato
temporaneamente ritirato dal mercato, dopo l’introduzione iniziale a causa del verificarsi di emorragie cerebrali e crisi epilettiche in alcuni pazienti . Tuttavia, studi più approfonditi dimostrarono che il verificarsi di ictus cerebrali era associato ad alti dosaggi (superiori al dosaggio massimo raccomandato), a precedenti emorragie o traumi cerebrali, a disturbi alimentari, abuso di alcol o altre sostanze. Con le nuove precauzioni e dosaggi più bassi la probabilità di avere crisi epilettiche è molto ridotta.

AUTOVALUTAZIONE DELLA DEPRESSIONE

Le domande che seguono servono ad individuare la presenza o meno di una tendenza alla depressione da parte di chi risponde. Non sono parte di un test diagnostico ma esclusivamente un indicatore di tendenza e ti permettono di conoscere quanto tu possa tendere alla depressione oppure no. Per avere il miglior risultato, rispondi velocemente senza riflettere molto.


LA DEPRESSIONE

La depressione è una patologia dell'umore, tecnicamente un disturbo dell'umore caratterizzata da un insieme di sintomi cognitivi, comportamentali, somatici ed affettivi che, nel loro insieme, sono in grado di diminuire in maniera da lieve a grave il tono dell'umore, compromettendo il "funzionamento" di una persona, nonché le sue abilità ad adattarsi alla vita sociale[1]. La depressione non è quindi, come spesso ritenuto, un semplice abbassamento dell'umore, ma un insieme di sintomi più o meno complessi che alterano anche in maniera consistente il modo in cui una persona ragiona, pensa e raffigura se stessa, gli altri e il mondo esterno.

La depressione talvolta è associata ad ideazioni di tipo suicida o autolesionista, e quasi sempre si accompagna a deficit dell'attenzione e della concentrazione, insonnia, disturbi alimentari, estrema ed immotivata prostrazione fisica.

La depressione fa parte dei disturbi dell'umore, insieme ad altre patologie come la mania e il disturbo bipolare. Essa può assumere la forma di un singolo episodio transitorio (si parlerà quindi di episodio depressivo) oppure di un vero e proprio disturbo (si parlerà quindi di disturbo depressivo). L'episodio o il disturbo depressivo sono a loro volta caratterizzati da una maggiore o minore gravità. Quando i sintomi sono tali da compromettere l'adattamento sociale si parlerà di disturbo depressivo maggiore, in modo da distinguerlo da depressioni minori che non hanno gravi conseguenze e spesso sono normali reazioni ad eventi luttuosi.

L'episodio depressivo maggiore è caratterizzato da sintomi che durano almeno due settimane causando una compromissione significativa del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti.Fra i principali sintomi si segnalano:

Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno.

Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno (anedonia).

Significativa perdita di peso, in assenza di una dieta, o significativo aumento di peso, oppure diminuzione o aumento dell'appetito quasi ogni giorno.

Insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno.

Agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno.

Affaticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno.

Sentimenti di autosvalutazione oppure sentimenti eccessivi o inappropriati di colpa quasi ogni giorno.

Diminuzione della capacità di pensare o concentrarsi, o difficoltà a prendere decisioni, quasi ogni giorno.

Ricorrenti pensieri di morte, ricorrente ideazione suicida senza elaborazione di piani specifici, oppure un tentativo di suicidio o l'elaborazione di un piano specifico per commettere suicidio.

Per parlare di episodio depressivo maggiore è necessaria la presenza di almeno cinque dei sintomi sopra elencati.

Nella maggior parte dei casi, però, la depressione si configura come disturbo depressivo maggiore, cioè un decorso clinico caratterizzato da più episodi depressivi maggiori; nel 50-60% dei casi, infatti, un episodio depressivo maggiore sarà seguito da un ulteriore episodio depressivo, portando quindi alla formazione di un disturbo depressivo.

Oltre alla depressione esistono altri disturbi dell'umore di tipo depressivo. Fra i principali:

distimia (o disturbo distimico): presenza di umore cronicamente depresso, per un periodo di almeno due anni. In questo caso i sintomi depressivi, nonostante la loro cronicità, sono meno gravi e non si perviene mai a un episodio depressivo maggiore.

disturbo dell'adattamento con umore depresso: è conseguenza di uno o più fattori stressanti e si manifesta in genere entro tre mesi dall'inizio dell'evento con grave disagio psicologico e compromissione sociale. Solitamente eliminato il fattore di stress, tale depressione scompare entro 6 mesi.

depressione secondaria: depressione dovuta a malattie psichiatriche e non, o a farmaci. Spesso, infatti, alcune malattie mostrano come primi sintomi variazioni del tono dell'umore, fra le quali: sclerosi multipla, morbo di Parkinson, tumore cerebrale, morbo di Cushing, lupus eritematoso sistemico.

depressione reattiva: depressione dovuta ad un evento scatenante come un lutto, una separazione, un fallimento, i cui sintomi, però, si dimostrano eccessivamente intensi e prolungati rispetto alla causa scatenante. Al suo interno si possono collocare i disturbi dell'adattamento e le reazioni da lutto.

depressione mascherata: depressione che si manifesta principalmente con sintomi cognitivi, somatici o comportamentali, a dispetto di quelli affettivi. In realtà vengono semplicemente amplificati aspetti non affettivi della depressione.

Infine, fra gli altri disturbi dell'umore che includono sintomi depressivi, si possono citare la disforia (un'alterazione dell'umore con caratteristiche depressive contrassegnate da agitazione e irritabilità) e i disturbi bipolari, ossia quelle patologie dove vi è alternanza di episodi depressivi maggiori o minori con episodi maniacali o ipomaniacali.

La classificazione non si riduce semplicemente a queste poche categorie, in quanto esistono varie sottocategorie per i tipi elencati, oppure depressioni tipiche di alcuni eventi particolari, come ad esempio la depressione post-partum.


TRATTO DA http://it.wikipedia.org/wiki/Disturbo_depressivo

IL TEATRO DELLA VITA


http://www.psicologopisa.it








IL DIRITTO DI ESSERE SE STESSI


Ogni persona ha il diritto di percorrere il proprio itinerario di vita nella pienezza delle sue possibilità.

A volte la vita ci mette davanti degli ostacoli che ci impediscono di procedere spediti come vorremmo verso i nostri obiettivi personali, professionali, relazionali; in questi momenti il confronto con una persona “terza” competente nella lettura delle dinamiche intrapsichiche può restituire quel senso di efficacia personale che contribuisce a costruire od a ricostituire il proprio benessere personale.

La consulenza psicologica serve a restituire gli strumenti per affrontare al meglio questo viaggio a chi avesse momentaneamente smarrito l’orientamento.

Richiedere la consulenza dello psicologo vuol dire prendersi cura di se stessiin maniera intelligente sapendo riconoscere i momenti di “crisi” e affrontandoli per quelli che sono e cioè momenti di passaggio da una condizione insoddisfacente, dolorosa, ad una di maggiore equilibrio, di consapevolezza, di pacificazione interiore con la propria esistenza.

Un uomo profondamente saggio che ha dedicato tutta la vita ad aiutare persone sofferenti nel corpo e nello spirito, Jean Vanier, sosteneva che tutti dovrebbero avere il “diritto di essere brutti”.

Essere se stessi è un diritto: accettare con sano realismo di avere limiti e risorse è la strada maestra per giungere a quella serenità interiore che permette di vivere in armonia con noi stessi e con gli altri.